Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alle 17 di lunedì 23 aprile aspetta il neo-presidente della Camera dei Deputati, on. Roberto Fico, esponente di spicco del “Movimento Cinque Stelle” per dargli un incarico probabilmente “esplorativo”.
Cosa si intende per “incarico esplorativo”?
Secondo l’Enciclopedia “Treccani” la definizione di questa che è di fatta una prassi non scritta e non codificata in nessuna parte della Costituzione è questa: “l’incarico che il capo dello stato affida a un uomo politico per una prima indagine sulla possibilità di formare il governo”.
Una prima indagine, a dire il vero è stata già fatta dall’omologa di Fico a Palazzo Madama, la Casellati, che nella scorsa settimana, ha incontrato le forze politiche ma non è riuscita a trovare elementi sufficienti per rassicurare il Capo dello Stato su un esito semplice per la formazione di un nuovo esecutivo, pronto a succedere a quello di Paolo Gentiloni, in carica dal dicembre 2016.
Ora tocca al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico.
Non è una novità, ma non è un evento nemmeno tanto frequente, quello che vede il Presidente della Camera chiamato al Quirinale per un incarico del genere.
Vi sono diversi precedenti ma quello più interessante è risalente a 31 anni, 1987, quando l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, chiamò ( dopo che si era aperta la crisi del secondo governo a guida Bettino Craxi per via del disimpegno democristiano a sostenere fino alla fine della legislatura il leader del Psi) la prima Presidente donna di un assemblea parlamentare, Nilde Jotti, già esponente di spicco del Pci, ad un incarico esplorativo.
La particolarità dell’incarico è nel fatto che fu la prima volta che ad una donna toccò questo ruolo e che a farlo fosse una esponente di un Partito, come quello Comunista, che era abbastanza chiaramente fuori da ogni possibile alleanza di governo, per motivi sia di carattere internazionale che di opportunità interna. Ciò nonostante la Jotti fu molto “istituzionale” e si prodigò nella ricerca di una nuova sintesi per la maggioranza di “Pentapartito”, ma dovette desistere. Alla fine toccò ad Amintore Fanfani ricevere l’incarico da Cossiga per varare un governo destinato a traghettare ( sfiduciato dalla stessa Democrazia Cristiana alla quale apparteneva Fanfani) il Paese verso nuove elezioni anticipate nel giugno 1987.